Archive for the ‘lorenzo calogero’ Category

settembre 28, 2014

Sopra mormorii quadrati,
di onda in onda, sopra una vetta antica
perduta, di gennaio, i tuoi sogni
sono oggi esigui.
Nubi dense appaiono
e non fu più che sogno,
una vanità che lievemente oscilla
dentro le tue mani modiche.
Un sapore
esse avevano di neve
che teneramente internamente brilla.

 

(Lorenzo Calogero)

settembre 28, 2014

L’aria grigia esterreffatta
nel solo suo volo si trattiene e non so rupe
o paesaggio così prossimo alla morte
come quello di essere solo nella nudità delle sue vene,
nella densità della terra
in cui erro da sempre.
So molte cose
ma con prova e con gioia. L’erba non mormora
più alla triste sua radice, mossa
dalla velocità aerea del sonno
che dentro se stesso già si serra.

L’aria non può più muoversi
o un uomo non è più solo.
Sempre più dentro a se stesso innanzi
a uno specchio solo informe
opaco si difende.

Un astro era di puro vetro,
un nastro era d’argento.

 

(Lorenzo Calogero)

settembre 28, 2014

O mutilate ombre,
denso silenzio ch’era mio
dove l’erba prima della vita rara si colse,
e si frastagliarono i giorni
e non furono più che un pallido ritorno
delle cose prime. Così fu stanca l’anima,
i tuoi sorrisi immensi non specchiarono
più il mio tremore, questa cosa scialba,
opaca, corrosa dal mio amore
che fa bianca un’ala.

 

(Lorenzo Calogero)

settembre 28, 2014

La luna, il fiore del limone
e il lume, lievi, un’incertezza
de le labbra, la sabbia, la quiete
della sera levigata, fosco punto
in alto il paese del tuo candore
e, ratta rapita al piede, precipitata ai passi,
come i fari il colore dell’avvenire,
la salvia. Non puoi cadere
nel forte odore dei parapetti
e come la malva cedere. Assopiti
sono i sogni dei poeti. Il canto
cieco riemerge o ti angustierai
di settembre, la pallida guancia
su la palpebra tanto riattesa;
e scivola e lungo e glauco era il sentiero.

 

(Lorenzo Calogero)

settembre 28, 2014

ma mio piccolo quadrangolo, erba,
rose e fiori, un tappeto è da lungi
sul quadrangolo del tappeto dell’erba
franata. E tu mia piccola rosa iddio.
Forse volgarmente si accende
questa mia vita. Tu sei insistentemente…

 

(Lorenzo Calogero)

settembre 28, 2014

Tu eri così vicina alla quiete tua
nella pace ferma cittadina
che ha la sua lontananza
nella nube accesa.

Sapevo umiliarmi
e stare in continua attesa
da quello che meglio dici
da questi scarni rami,
e fu una vita cortissima,
una foresta vastissima
quello che tu solevi additarmi;
e fu umile quel che resta.

Ma si sta meglio dove la vita
non è più una seta a parte
e tu non potevi più obliarmi,
per quello che solevi novellarmi.

E la fonte è misera: è una parte
della nostra parte.

 

(Lorenzo Calogero)

settembre 28, 2014

…Era la prima cosa ritrovata
mobile, gentile
come una banderuola
o una donna che va sola,
dalla gonna corta, pazza.

E non portavano un primo palpito
o un sospiro le viole.

Questo lembo era rapito, rapido di sole.

 

(Lorenzo Calogero)

settembre 28, 2014

Erano gli alberi del mattino
più stridenti, più odorosi della scrittura.
Io li guardo liquefatto
perché tace la terra o è pura.
Poi si volge la sagoma
dell’antico declino torbido della vita
nella luna. Ruvida non ritorna
indietro più una ruga. È giunta
all’apparato che la sfiora. Con lugubri
magie una luce è smussa,
smussa quanto la siepe è dura.

 

(Lorenzo Calogero)

settembre 28, 2014

So come sui rami
l’arancio si fa d’oro e, stringendosi
languida alla vita,
strana la tua presenza accanto,
inabitata l’inesistenza odo.
Sleghi scivoli. Non so quale certezza
a l’astrattezza di visi singoli
di amici si propone. Lontanamente
si rompe il pane, si detergono
fili d’erba. Luoghi, lunghe file
di fughe fredde di tenebre divengono

 

(Lorenzo Calogero)

settembre 28, 2014

(…) Ma ora liquido non posso
non posso camminare

 

(Lorenzo Calogero)